giovedì 27 ottobre 2016

Osteoporosi: 7 cose da sapere.

Osteoporosi: 7 cose da sapere. 
1. Cos'è 
L'osteoporosi, ovvero "ossa porose" consiste nell'impoverimento della sostanza fondamentale dell'osso e del contenuto minerale di calcio: la malattia si manifesta quando perdiamo troppo tessuto osseo o ne produciamo troppo poco. Se si guarda il tessuto al microscopio, si vede che alcune parti hanno l'aspetto di un nido d'ape, con spazi e fori più grandi rispetto a un osso sano.
Di conseguenza le ossa diventano fragili e possono rompersi con facilità in seguito a una caduta ma, nei casi più gravi, anche semplicemente sbattendo contro un muro o urtando un mobile.

2. Perché sono colpite soprattutto le donne?
Oltre i cinquant'anni ne è affetta una donna su tre. Perché con gli anni, e in particolare dopo la menopausa, quando comincia a calare il livello degli estrogeni, le ossa iniziano a perdere calcio e fosforo, diventando più fragili. Gli ormoni femminili (ma anche quelli tiroidei e il testosterone negli uomini), infatti, hanno un ruolo importante nella regolazione della quantità di calcio presente nell'osso: con la riduzione dei loro livelli, anche il calcio si riduce, lasciando una struttura porosa e fragile.
3. Come si previene
La salute delle ossa passa innanzitutto dalla tavola: una corretta alimentazione è in grado di fornire il giusto fabbisogno di calcio e vitamina D. Sì a un moderato consumo di vino o birra, ma l'abuso di alcol aumenta il rischio di fratture perché ostacola il giusto introito di calcio, vitamina D e proteine. Anche le sigarette non fanno bene, visto che aumentano il rischio di fratture all'anca di 1,5 volte: il fumo è associato a una riduzione della densità ossea e a livelli di estrogeni più bassi nel sangue. Un altro aspetto importante nella prevenzione della malattia è l'attività fisica, che rafforza sia lo scheletro che la muscolatura. Anche quando l'osteoporosi si è già affacciata non bisogna rinunciare al movimento, basta solo fare attenzione a quegli esercizi che possono mettere a rischio di frattura.
4. Quali sono i fattori di rischio
Quelli su cui non è possibile intervenire sono: un'età superiore ai 50 anni, essere di sesso femminile, la menopausa, una storia familiare di osteoporosi alle spalle, fratture pregresse, un basso peso corporeo (le donne che sono sottopeso hanno una maggiore perdita di massa ossea e un aumento del rischio di frattura). Sono a rischio anche le persone che fanno o hanno fatto un uso prolungato di farmaci come i diuretici o il cortisone.
5. A cosa serve la vitamina D
La vitamina D3 o calciferolo è uno dei principali fattori che regola l'omeostasi del calcio. Viene assunta, anche se in minima parte, con la dieta, e sintetizzata a livello cutaneo grazie ai raggi ultravioletti. Basta un'esposizione di venti minuti al giorno, cinque giorni a settimana, nelle ore più calde, da maggio a settembre scoprendo braccia, viso e gambe. Tuttavia con il passare degli anni la pelle tende a essere meno efficiente in questo processo di sintesi, e per questo le carenze di vitamina D si riscontrano soprattutto tra gli anziani.
6. Quali esami fare
Per fare una diagnosi di osteoporosi l'esame più importante è la Moc (Mineralometria ossea computerizzata), che permette di valutare la densità ossea soprattutto a livello dell'anca e della colonna vertebrale. In assenza di fattori di rischio, andrebbe eseguita solo dopo i 60 anni, e ripetuta con una frequenza legata al risultato dell'esame, in genere ogni due anni. Un altro test importante è la radiografia della colonna vertebrale, che permette di accertare o di escludere la presenza di fratture vertebrali da fragilità.
7. Come si cura 
Esistono diverse opzioni farmacologiche per la cura dell'osteoporosi, tutte funzionanti. Eppure sono pochi i pazienti trattati, anche quando ci sono forti indicazioni per la terapia. Solo il 24 per cento delle donne fratturate o ad alto rischio, per esempio, segue una cura. Non è solo colpa dei medici che sottovalutano il problema: uno dei fattori che incide su questo fenomeno è che molte pazienti abbandonano la terapia perché non la ritengono importante in quanto la malattia non presenta sintomi evidenti se non quando è troppo tardi o perché in alcuni casi i farmaci vanno assunti in particolari condizioni (in piedi, a digiuno).

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