Laserterapia è un termine con il quale ci si riferisce, in modo piuttosto generico, all’uso terapeutico del laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, amplificazione di luce attraverso l’emissione stimolata di radiazione), un dispositivo piuttosto complesso che descriviamo nell’ultimo paragrafo di questo articolo (Cos’è il laser).
Dopo la sua invenzione (1960) il laser è stato diffusamente impiegato in vari ambiti medici, in particolar modo in ortopedia (fisioterapia), oftalmologia (chirurgia refrattiva), angiologia e dermatologia.
In questo articolo tratteremo in particolar modo dell’utilizzo del laser in ambito ortopedico, ma prima forniremo alcuni dettagli relativi agli altri campi.
Laser e chirurgia refrattiva – La chirurgia refrattiva è una branca della chirurgia che ha come obiettivo la correzione di alcuni difetti visivi, in particolar modo i cosiddetti vizi refrattivi quali la miopia, l’astigmatismo e l’ipermetropia. La principale svolta tecnica nella chirurgia dei difetti refrattivi è avvenuta con l’introduzione del laser a eccimeri; questa innovazione ha permesso interventi meno invasivi e ha diminuito drasticamente i tempi di recupero dopo l’operazione. Per approfondire l’argomento si consulti l’articolo Chirurgia refrattiva.
Laser e angiologia – Le vene varicose (anche varici) sono un’affezione molto comune; se si prendono in considerazione la degenerazione dei sistemi della vena safene e delle sue vene collaterali nonché le lievi varicosità che non hanno una rilevanza patologica, la quota della popolazione interessata sfiora il 35%. Una delle tecniche più recenti (è stata introdotta nel 2001) per il trattamento della malattia varicosa è la laserterapia endovenosa (EVLT, Endovenous Laser Treatment); rispetto ad altre tecniche chirurgiche è una metodica caratterizzata da una minore invasività, è di più rapida esecuzione e richiede tempi di recupero minori. Non può essere sfruttata in coloro che nei quali sono presenti trombi o aneurismi nel segmento interessato dal trattamento; è altresì controindicata a coloro che soffrono di patologie arteriose periferiche.
Laser e dermatologia – La laserterapia dermatologica è particolarmente diffusa e le tipologie di laser utilizzate sono molte; il laser forse maggiormente sfruttato è quello a CO2; risulta particolarmente efficace nel trattamento lesioni cheratosiche, angiomi di piccola dimensione, condilomi, cicatrici da acne ecc. Il laser a CO2, inoltre, è da molto tempo utilizzato al posto del bisturi tradizionale in molti tipi di interventi chirurgici; ha infatti diversi vantaggi (riduce il sanguinamento, causa una minore infiammazione e consente una migliore cicatrizzazione della ferita). La laserterapia dermatologica si avvale anche del laser Q-Switched, utilizzato per la cancellazione dei tatuaggi e nel trattamento di lentigo benigne, efelidi, nevus spilus, cloasma epidermico, nevo di Becker, iperpigmentazioni post-infiammatorie e da farmaci ecc.
Scopi della laserterapia in ambito fisioterapico
Gli scopi della laserterapia sono sostanzialmente due: antidolorifico e antinfiammatorio.
Nello sportivo il primo effetto dovrebbe riguardare solo i professionisti, perché, nella stragrande maggioranza dei casi, correre sul dolore non fa altro che allungare i tempi di guarigione (un professionista può per esempio ricorrere a una terapia antidolorifica per non saltare un campionato del mondo).
L’azione antidolorifica è dovuta all’aumento della soglia della percezione delle terminazioni nervose e dalla liberazione di endorfine. L’effetto antinfiammatorio è dovuto all’aumento del flusso sanguigno conseguente alla vasodilatazione.
L’azione antiedemigena (molte infiammazioni sono accompagnate da edemi) è dovuta alla modifica della pressione idrostatica intracapillare.
I limiti della laserterapia in fisioterapia
laser terapiaIl primo è sicuramente legato all’azione stessa del laser: un giusto dosaggio può essere molto difficile da realizzare; per evitare gli effetti collaterali è necessario adottare valori di intervento che sulla media della popolazione non fanno danni. In altri termini, non sempre è possibile personalizzare al massimo l’interazione fra laser e sistema biologico (tale personalizzazione può essere un boomerang se lasciata al terapeuta dotato di strumentazione senza feedback). Molti laser (per esempio quelli a elio-neon) hanno un’azione talmente blanda che, se non fanno danni, sono del tutto marginali nella cura. Quindi un punto fondamentale è che il laser abbia una potenza minima.
La seconda difficoltà è rappresentata dal fatto che il laser si limita ad accelerare i processi di guarigione; non è difficile trovare nelle pubblicità della strumentazione percentuali di guarigione dell’80% dei casi; ciò è vero, ma non dice che nel 75% dei casi la patologia sarebbe guarita con il semplice riposo! Più interessante l’indice di efficienza definito come E=1 – TG/TR, dove TG è il tempo reale di guarigione, mentre TR è il tempo necessario per guarire col solo riposo.
L’indice di efficienza dei laser dipende purtroppo dal tipo di laser e dalla patologia, andando da 0 a un 50%, cioè dal non fare nulla a dimezzare i tempi di guarigione!
L’ultima frase introduce il terzo limite che è rappresentato dalla patologia. L’efficienza della laserterapia non è costante, ma cambia al variare della patologia trattata: è massima nelle patologie dove la zona interessata è molto localizzata e superficiale ed è minima dove è diffusa e profonda.
Per esempio è massima in una tendinite dell’achilleo e minima in una pubalgia.
Come valutare un laser?
La domanda è da un milione di euro, visto che la risposta richiederebbe un esame approfondito della strumentazione.
L’azione biologica del laser dipende:
- dalle caratteristiche del tessuto che caratterizza l’assorbimento, la riflessione o la trasmissione di energia;
- dalla lunghezza d’onda (che va dai 632 nm dei laser a elio-neon ai 10.600 nm dei laser ad anidride carbonica);
- dalla densità di potenza (cioè dalla potenza sull’unità di superficie);
- dall’inclinazione del raggio laser utilizzato che deve essere il più possibile ortogonale rispetto alla superficie da trattare per evitare la rifrazione;
- dal tempo di esposizione;
Semplificando il discorso potremmo dire che i laser si classificano in base alla potenza, per esempio quelli a elio-neon o a diodo semiconduttore sono a bassa potenza (soft-laser; con potenze per esempio attorno ai 500 mWatt), mentre altri, come per esempio quelli a neodimio YAG o a CO2, sono ad alta potenza (power-laser). Per esempio, un laser a CO2 è capace di produrre una notevole potenza di uscita in funzione dell’alta efficienza (circa il 30% rispetto allo 0,1% della maggior parte dei laser a elio-neon).
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